Cannabis, che fare?


Legge sugli stupefacenti
Dibattito aperto sulla depenalizzazione della canapa, dagli Stati Uniti all’Europa. La situazione in Svizzera tra città progressiste e Confederazione prudente.

CannabisTi, Cannabis, Ticino

 

Il conto alla rovescia verso la legalizzazione della canapa è iniziato. Esattamente un anno fa, il primo ottobre del 2013, è entrata in vigore in Svizzera la modifica della legge sugli stupefacenti che trasforma il consumo di canapa in reato amministrativo. Chi fuma uno spinello, se maggiorenne, rischia una multa di cento franchi. Un esperto l’ha definita una depenalizzazione de facto . Un punto di svolta radicale che, per i nemici della canapa, rappresenta un cedimento significativo verso la legalizzazione.

«Dobbiamo cambiare rotta». Lo dice Kofi Annan, ex Segretario generale delle Nazioni Unite e Presidente della Commissione globale delle politiche sulle droghe. Le politiche di proibizione della canapa e la criminalizzazione dei consumatori sono giudicate fallimentari. Non si riduce il consumo, si riempiono le prigioni di consumatori e gli spacciatori alimentano un mercato della droga che vale miliardi di franchi ogni anno. Secondo la Commissione ONU presieduta da Annan, «la prossima sessione speciale delle Nazioni Unite contro le droghe, nel 2016, è un’opportunità senza precedenti per rivedere le politiche sulle droghe». Lo scorso mese di marzo, un rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe e il crimine (Unodc) ha sottolineato che «la depenalizzazione del consumo della droga può essere una forma efficace per “decongestionare” le carceri, redistribuire le risorse in modo da assegnarle alle cure e facilitare la riabilitazione». L’ONU rimane contraria all’uso ricreativo della marijuana, ma afferma che i consumatori di stupefacenti devono essere considerati come «pazienti in cura» e non come «delinquenti».

Attorno all’«erba», la sostanza illegale più diffusa al mondo, soffia un vento nuovo. L’Uruguay ha legalizzato il consumo di canapa, così come gli Stati americani del Colorado e di Washington, mentre in California è ammesso l’uso terapeutico della marijuana. In Spagna e in Portogallo, per fare due esempi europei, si regolamenta il consumo grazie alla creazione dei cannabis club . In Italia si pensa di ridiscutere la legge FiniGiovanardi, che trattava l’erba alla stregua delle droghe pesanti, e s’incomincia a sperimentare la distribuzione per motivi terapeutici.

In Svizzera alcune città si stanno muovendo per depenalizzare e legalizzare il commercio e il consumo della marijuana. Zurigo, Berna, Basilea, Bienne, Winterthur stanno valutando proposte in questo senso. Ma soprattutto a Ginevra il cantone sta preparando un progetto pilota. I membri dei cannabis club potranno acquistare canapa per uso personale, proveniente da colture controllate dallo Stato e da consumarsi in privato. Togliere la marijuana dal mercato nero avrebbe indubbi vantaggi, affermano le autorità ginevrine, meno trafficanti e meno lavoro per la polizia.

“Il Canton Ginevra sta studiando un progetto pilota che prevede dei cannabis club i cui membri potranno acquistare canapa per uso personale proveniente da colture controllate”

Il Canton Ginevra ha appena nominato Ruth Dreifuss, ex consigliera federale, alla testa della Commissione consultiva in materia di dipendenze. La voce dell’ex ministra socialista si è fatta subito sentire: «Bisogna depenalizzare tutti gli stupefacenti. Va sperimentata questa soluzione per valutare l’effetto che può avere sui venditori e sui consumatori».

Il Consiglio federale si muove però a piccoli passi: all’inizio di settembre, rispondendo a due atti parlamentari, ha chiarito che al momento non intende rivedere la legge sugli stupefacenti con l’obiettivo di legalizzare la canapa. Il governo vuole seguire gli sviluppi nel settore e perciò incaricherà la Commissione federale per le questioni relative alla droga di stilare un rapporto entro la fine del 2017 con le raccomandazioni in merito. Sui progetti che stanno nascendo a Ginevra e in altre città, Berna dice che «non è possibile valutare in modo definitivo la compatibilità di tali progetti con la legge sugli stupefacenti, poiché all’Ufficio federale della sanità pubblica è stata inviata soltanto una bozza elaborata da un gruppo ginevrino». Da parte sua, l’Ufficio della sanità ritiene che «la legge permette eccezioni a fini curativi, mentre i club non rispondono a questa tipologia: non si tratta di malati, ma di adulti che consumano la canapa a fini ricreativi».

Potranno essere tollerati i progetti pilota di Ginevra e delle altre città che intendono introdurre i cannabis club ? «A mio giudizio no – ci dice il consigliere nazionale Ppd Fabio Regazzi – sono contrario a qualsiasi violazione della legge, se la repressione non funziona, non è un buon motivo per rinunciarvi. Quando non si riesce a combattere ci si rassegna. È la tattica del salame, si smonta un pezzo alla volta e alla fine si cede. Io resto irremovibile, la canapa è una sostanza proibita e tale deve rimanere».

«Essere contrari alla sperimentazione – ci dice Ignazio Cassis, consigliere nazionale Plr – è un atteggiamento da Medioevo, quando si proibiva alla gente di sapere». Cassis, che è stato medico cantonale in Ticino, sottolinea che «naturalmente la cannabis non è senza pericoli. Ma lo è forse un hamburger? A lungo termine gli hamburger portano all’obesità, al diabete e a malattie di cuore. E la gente muore a causa di ciò, come per la nicotina e l’alcol. Insomma, tutto fa male, dipende dalle dosi! Comunque, le città svizzere devono poter sperimentare, bisogna concedere un margine di tolleranza».

In Svizzera si stima che più di un quarto della popolazione con più di 15 anni abbia provato la cannabis. I consumatori abituali sarebbero circa 220 mila. La legge svizzera sugli stupefacenti risale al 1951 e offre leggeri margini di tolleranza. Agli inizi degli anni Duemila il Consiglio federale decise di depenalizzare lo spinello. Sarebbe stato il primo Paese al mondo a introdurre una legge che regolava il mercato della canapa. Fra gli obiettivi della riforma figuravano la protezione della gioventù e la lotta contro il mercato nero. Ma il Parlamento nel 2004 bocciò la proposta, rifiutando persino di entrare in materia, cioè non ne volle nemmeno discutere! Pascal Couchepin, allora consigliere federale, esortò i deputati ad affrontare il dibattito per evitare di «far finta che non esista un problema droga in Svizzera». Dopo questa sconfitta del fronte che intendeva modificare la legge sugli stupefacenti, fu lanciata un’iniziativa popolare che invitava a depenalizzare la marijuana, ma il popolo e i cantoni l’affossarono nel 2008.

La tendenza sembra chiara. Nel mondo intero si va verso la depenalizzazione e la legalizzazione della canapa, anche se in forme e con tempi diversi. «È chiaro: in questo momento è improbabile che vi sia in Svizzera una maggioranza a favore della legalizzazione – afferma il presidente della commissione federale per le questioni relative alla droga, Toni Berthel – ma a medio termine dobbiamo chiederci che fare con le sostanze psicoattive, come la cannabis. Perché, anche se sono vietate, continuano a venir consumate. Soprattutto fra i giovani, che si procurano la droga al mercato nero e finiscono così nel mondo della criminalità. Questa non è una soluzione. E se negli Stati Uniti si fanno passi verso la legalizzazione, questo è un segnale importante. Con i divieti e con la repressione non risolviamo il problema».

Il popolo svizzero ha bocciato la depenalizzazione della canapa nel 2008. «Bisogna lasciar passare almeno dieci anni – sostiene Ignazio Cassis – per pensare a una depenalizzazione definitiva. Anche perché è un tema intriso di ideologia, è una vera e propria guerra di religione!»

Articolo di: Fabio Dozio [fonte AZIONE]

 

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